Martedì 13 novembre 2013
Siamo a casa, vediamo arrivare nostra figlia… non è la solita, ha il viso cupo, infatti ci spiega che non ha dormito per i dolori alle costole. Non esitiamo e andiamo subito al pronto soccorso. Cominciamo a preoccuparci, infatti dopo vari esami le diagnosticano qualcosa di non chiaro… forse una ciste, ma bisogna approfondire. Il chirurgo dice che bisogna fare una biopsia. Il tempo passa, noi increduli, tutto ci sembra surreale. La operano e noi preghiamo facendo chilometri in corsia. Torna dalla sala operatoria frastornata e dolorante; chiediamo subito al chirurgo se ci può dire qualcosa, purtroppo non può rassicurarci. Bisogna aspettare i risultati del campione.
Ci cade il mondo addosso, piangiamo, cerchiamo di sfogarci senza farci vedere da nostra figlia.
Passa una settimana e ci chiamano per l’esito: Linfoma non hocking a grandi cellule B. Bisogna salire al 5° piano dal primario dell’oncologia, quindi da qui in poi vediamo un po’ di luce. Nelle parole del primario sentiamo che si può risolvere… solo questo volevamo sentirci dire! Bisogna intervenire subito per togliere il fetente dalla vena cava. Il primario dice che con la chemioterapia si scioglie. Viviamo nella paura, amiamo talmente nostra figlia che cominciamo a pensare perché a lei e non a noi… e lei ci risponde “preferisco soffrire che vedervi soffrire” È incredibile la forza che ha!
I mesi passano e noi siamo costantemente al suo fianco, esiste solo lei, la seguiamo nel suo tormentato percorso e viviamo con lei tutte le sofferenze. Il conforto lo troviamo nella preghiera: a 300 m da casa abbiamo una cappellina e tutti i giorni il pensiero era lì con la Madonna. Nostra figlia è molto forte e combattiva, ha affrontato tutto questo con uno spirito che ci siamo sempre chiesti da chi l’avesse preso!
Per scaramanzia e paura non diciamo che ha vinto, anche se è cosi, ha ancora le visite periodiche e non nascondiamo che abbiamo sempre un po’ d’ansia. Ma solo a vederla vediamo la salute in persona e questo ci rassicura e ci riempie di gioia.
Non abbiamo consigli da dare e vorremmo che non succedesse a nessuno. Davanti a un leone ci saremmo sacrificati, ma davanti a questo male ci siamo sentiti impotenti. Per fortuna abbiamo trovato tante persone che ci hanno fatto tornare il sorriso. Ricordo in particolare l’amicizia che è nata con la sig. Carla Merga, donna dal cuore grande che solo a vederla faceva illuminare il viso di mia figlia!
Un grandissimo ringraziamento a tutto il personale medico del Valduce, che si è adoperato in maniera eccellente, alle infermiere, che con il loro sorriso sempre stampato sul viso hanno fatto sì che l’ambiente fosse più familiare. GRAZIE A TUTTI DI CUORE.
Claudio e Lella (mamma di Spin!)
