Di seguito riportiamo il contributo testimoniale della nostra presidentessa Olga Trombetta Ceriani in occasione del convegno “Coral-mente” del 16 ottobre scorso.
«La prima pagina del diario del cammino ventennale con il cancro è stata scritta nel ’95. Tante pagine, su cui sono state scritte emozioni, speranze, forza, diagnosi, interventi e cure. L’ultima sta per essere conclusa. Se queste pagine solo pensate potrebbero essere lette, in esse troverei due “Olga” distinte! La prima, battagliera, senza paura, quasi titano. La seconda, meno forte, pesante (anche per me) da sopportare.
La frase che accomuna queste due figure è però sempre la stessa… perché non a me?
Ho conosciuto i momenti della diagnosi, i bisturi che hanno lasciato segni evidenti sul corpo, cure che hanno aiutato. Non ho mai sentito la malattia come una punizione, ma un incontro come tanti altri nel cammino di vita. E adesso sono ancora nell’isola dove si fanno interventi, cure, si tendono le braccia per fare entrare nelle vene il liquido che rimette ordine dove le cellule malate hanno creato disordine. Quell’isola dove non entra il rumore assordante della vita esterna che scorre frenetica e non fa alzare lo sguardo. Isola dove nascono amicizie, legami forti, dove incontri persone speciali, dove è forte il ricordo di chi ti ha lasciato una forza grande.
Il mio “io” attuale è migliore o peggiore?
C’è sempre il rimorso di diagnosi che sconvolgono la vita della famiglia. Ma ora non nascondo più i momenti brutti e anche se ho paura di essere “di peso” (sembra un controsenso), faccio emergere la mia sofferenza. Dico ad Anna Curtale e a Carla (volontaria personale con tanta pazienza) che ora mi amo di più!
Sto cercando di capire quale sia la vera “Olga”… questa fase sta completando la prima incompiuta, sperando che io sappia accettarla.
La non autosufficienza ferisce il mio orgoglio… dov’è l’umiltà di cui mi sono sempre fatta paladina?
Questa sera consegno a queste mura sacre che tante emozioni suscitano in me e a voi la mia anima: per una volta strappo il velo che nasconde.
L’anima di una vecchia che ha tanto camminato, che sa di essere nell’ultimo tratto della vita: un tramonto che dà la mano ad un’alba radiosa, alba di vita e luce, che profuma di lavanda e si chiama Letti.
Ho comunque imparato che la sofferenza, se capita, accettata ed elaborata, aiuta a rinnovare la vita (e qui vorrei si annullasse ogni retorica) e a trovare il vero senso di essa. La sofferenza è un sasso grande, un macigno a volte nel cammino; è importante riuscire a risalire per ritrovare un altro mondo, più vero e che ci fa più persona.
Il nostro Vescovo Diego ci ha detto che «La potenza di Dio è l’amore». Questa sera Letti e io vogliamo essere “ladre” di questa potenza e far sì che l’operato delle due associazioni sia amore grande, sia incontro… e desideriamo che questa possa essere il nostro dono per tutti voi.
Grazie e buon ascolto!»
