“I am not what happened to me. I am what I choose to become” che traducendo mooolto liberamente rivendica il diritto di scegliere che tipo di persona saremo nel futuro, togliendo potere agli eventi -anche negativi – della vita.
Ormai è passato un anno, anzi, se faccio bene, i conti anche più di un anno.
Un anno in cui un tornado si è abbattuto su di me sradicando la mia vita normale di donna di quaranta (e qualcosa) anni, con due figli un marito e un lavoro. Pienamente soddisfatta e realizzata.
Improvvisamente tutto è stato forzatamente messo in stand-by, impegni cancellati, vacanze annullate, vita e impegni ridimensionati. Esami, terapie e intervento hanno avuto la priorità su tutto.
Non ho mai avuto la possibilità di scegliere (del resto che scelte potevano esserci?)… come tutti nella stessa situazione, mi ci sono ritrovata.
E allora via, come un turbine, parrucca, bandana colorati e truccarsi sempre prima di uscire e controllare di avere sempre il sorriso (anche finto) sulle labbra. E cercare sempre un lato positivo anche microscopico in ogni cosa. Vivi la giornata, vivi l’attimo.
Mi ricordo un giorno seduta sugli scalini li fuori al 5 (il reparto di oncologia dell’Ospedale Valduce), aspettando la terapia quando l’unico lato positivo che sono riuscita a trovare era il non dover pagare il parcheggio…
Ma ora un anno è passato, anzi, di più, e anche il peggio è passato e mi guardo indietro e mi chiedo cosa mi è rimasto.
Il punto è che non voglio chiudere un capitolo o dimenticare. Èstato un percorso difficile, ma mi ha dato tanto, mi fa piacere pensare di non avere solo passivamente subito terapie e visite, ma di averci messo del mio; ho intrecciato rapporti di profonda amicizia e ho conosciuto tante persone “belle”.
Ora sono nelle fase di riappropriazione di me stessa. Mi guardo allo specchio e mi piace quello che vedo.
Ho la possibilità di diventare un po’ più vecchia!
Pamela
