Carla Merga è la vicepresidentessa di Noisempredonne, ma prima di tutto è una donna che ha saputo affrontare il male. Grazie al suo operato come volontaria oggi molti malati riescono a confrontarsi e a sapere che non sono soli. Ci ha mandato questa sua lettera-testimonianza, che vuole essere la storia della sua esperienza con il dolore, ma, soprattutto, la “nuova vita”, dopo l’intervento.

Leggiamo, ora, quello che ci scrive:

Mi chiamo Carla Merga e sono stata operata di cancro al seno.

Ricordo come se fosse oggi quando dalla mammografia e ecografia hanno riscontrato questo male: non riuscivo a credere alle parole del chirurgo (dott. Roesel) che con molto tatto mi spiegava che avrebbero dovuto farmi una mastectomia. Dentro di me mi dicevo che non poteva essere, che era un errore: io stavo bene, non avevo Cosa sta dicendo?!

Mille pensieri passano nella mente, mutilata, mio marito, mio figlio, i miei genitori, la mia casa, i miei progetti, non pensavo a me al dolore, ma pensavo solo che la vita mi stava facendo un scherzo, brutto, ma pur sempre finto. Invece era reale.

Così, senza lasciar passare tanto tempo, arrivò il giorno dell’intervento: il 28 luglio. Nel periodo antecedente l’operazione cercavo sempre di mantenere il sorriso con i miei familiari, loro dovevano essere tranquilli e vedermi serena, ma la paura dentro aumentava. Una volta fatto l’intervento, i medici mi dissero che tutto era andato bene. Intanto la mia mente era vuota, non volevo vedermi, ne farmi vedere, non mi sentivo più donna, mi sentivo priva della mia identità interiore. Fuori sempre il sorriso.

Mi è capitato di vedere mio marito e mia sorella piangere, e mi faceva star male, ma stavo zitta. Aspettavo con ansia l’esito istologico, anche questo antipatico: mi dissero che dovevo fare chemioterapia e radioterapia. Ero sempre più confusa, ma accettai anche quello che l’oncologo (dott. Scognamiglio) mi diceva: mi spiegava tutto con chiarezza.

Non volevo fare la chemioterapia, avevo paura di perdere i capelli. Lui, però, è stato molto convincente e così feci tutte le cure, alternando la paura a momenti di sicurezza. In quel periodo cercavo di confrontarmi con chi aveva vissuto questo male, per capire meglio cosa si potesse provare. Certo, l’esperienza è strettamente personale, ma avere qualcuno che ha superato questo periodo ti aiuta ad andare avanti.

Allora non potevo fare nessuna ricostruzione e il vuoto dentro era sempre forte, ma ecco che sulla mia strada trovo l’Associazione Noisempredonne. Non smetterò mai di ringraziare Olga (la presidentessa, Trombetta Ceriani) e le altre volontarie.

I mesi passavano e io non mi guardavo mai allo specchio: non mi vedevo in quella nuova persona, così messa, senza capelli, senza seno, più grassa a causa delle cure… no, non ero io.

Anche una volta finite le cure, quando tutti mi dicevano che stavo bene, ero guarita ed ero fuori pericolo, non riuscivo a riconoscermi come donna, ma con i medici Vischi e Roesel decisi di sottopormi ad un altro intervento, a Milano, all’Istituto dei Tumori. Qui mi ricostruiscono il mio seno utilizzando i muscoli addominali. Alla fine dell’intervento, durato dieci ore, avevo dolori pazzeschi!

Oggi… eccomi qua! Sono passati 16 anni… sono rinata, mi sento ancora donna, sono veramente felice, la mia vita è cambiata, ma di molto, anzi, migliorata.

Ora sono volontaria, e vicepresidentessa, dell’Associazione Noisempredonne. Dopo aver fatto un corso di preparazione e altri vari cammini, sono ufficialmente entrata a far parte di questo gruppo di donne forti e coraggiose, che hanno saputo curare la malattia e rinascere, ancora migliori.

Ho iniziato, i primi due anni, all’Ospedale Sant’Anna, nei reparti di radiologia e radioterapia. Successivamente ho intrapreso un nuovo cammino presso l’Ospedale Valduce.

Qui trovo le pazienti che hanno lo stesso sguardo che avevo io e quando incomincio a dialogare con loro… ecco che tutto cambia! Fanno domande e naturalmente le risposte sono sincere, avendo vissuto il male… È così che si entra a far parte del “club”, come lo chiamo io!

Cerco di dare il mio aiuto oltre nel reparto di senologia, anche in oncologia: voglio che le donne (e, in generale, tutti i malati) non si sentano sole.

Concludendo confesso che i primi tempi sono stati difficili perché avevo molta paura: paura di dire o di essere invadente, ma invece ho notato che a tutti loro fa piacere. Mi ringraziano, ma sono io che ringrazio loro perché, con il loro ascoltarmi, mi confidano tante cose e si creano legami forti, non scontati, che ti aiutano in tutto. E molto spesso scappa anche la lacrimuccia…

Devo dire che, pur essendo comunque un reparto particolare, si respira, grazie ai medici e alle infermiere, un clima di familiarità.

E come dico spesso a loro vedrai che domani sarà migliore…

Fare la volontaria mi ha arricchito tanto nello spirito e nel coraggio, quindi ringrazio il buon Dio, ringrazio i miei familiari, mio marito per la pazienza e per la sua costante e sempre presente presenza. Ovviamente anche i medici, la psicologa Anna Curtale e, infine, la mia cara amica Olga, con tutte le volontarie, al quale voglio molto bene.

Con affetto,
Carla